C’era una volta il museo delle armi’: un titolo che sa di favola ma che, a ben vedere, descrive una realtà divenuta utopia. Correva l’anno 1990 ed era il 20 giugno quando in una riunione conviviale del Rotary International si discusse sull’ipotesi di realizzare a Terni un museo delle armi utilizzando il materiale esposto all’interno della raccolta tecnica dell’allora stabilimento militare armamento leggero, oggi Pmal. A tale scopo fu nominata un’apposita commissione presieduta dal Gen. C.A. Umberto Cappuzzo, già Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri e infine senatore. Una commissione composta da membri delle varie compagini istituzionali, politiche, culturali e imprenditoriali locali dell’epoca. In data 13 luglio 1990 il gruppo di lavoro inviò al Gabinetto del Ministro della Difesa il resoconto dello studio di fattibilità, nel quale venivano ribadite le finalità del progetto con la richiesta di trovare locali idonei per ospitare il costituendo ‘Museo delle Armi’, che vennero poi individuati nell’area denominata ex Scuola Armaioli dell’Esercito, facente parte dell’infrastruttura dello stabilimento militare. La struttura in questione era isolata dalle lavorazioni in atto ed era assoggettata alla sicurezza perimetrale e interna del complesso. Vale la pena ricordare che la scuola armaioli, centro di eccellenza per la formazione del personale militare e unico in Italia, addestrava armaioli per l’Esercito, per i Carabinieri, la Polizia, la Guardia di Finanza ed il Corpo della Guardia Forestale. Ogni corso durava alcuni mesi e la permanenza a Terni dei frequentatori aveva di certo una positiva ricaduta economica sulla città. Ebbene, per volontà politica locale, la scuola fu soppressa nel 1974 ed in tempi rapidissimi trasferita a Piacenza presso l’Arsenale Militare competente per le artiglierie ma non per le armi portatili. Ma torniamo al gruppo di lavoro che il 30 giugno 1991 si riunì a Roma, convocato dal Ministro della Difesa Onorevole Virgilio Rognoni il quale autorizzò la realizzazione a Terni del Museo delle Armi, con relativo avvio della procedura per la dismissione dei locali individuati, ponendo due precise condizioni: la costituzione del museo come Ente Morale e nessun onere finanziario a carico dell’Amministrazione Difesa per la ristrutturazione dell’area e dei locali. Secondo quanto prescritto con atto pubblico notarile, venne costituito l’Ente Morale ‘Associazione Museo delle Armi’ e conseguentemente il Ministero Difesa sancì la dismissione definitiva dei locali designati che dovevano transitare al Demanio dello Stato per poi essere acquisiti dall’Associazione. Non avendo però in quel momento i fondi necessari per l’acquisto, l’operazione fu offerta al Comune di Terni che, con contratto registrato al n. 158 di repertorio, il 30 novembre 1999 divenne proprietario dell’intera area costituita da 36 mila mq di cui 21 mila coperti per un costo totale di 263.750.000 di lire. I locali però necessitavano di una importante ristrutturazione e l’Associazione interessò il Senatore ternano Guido De Guidi ed il Sottosegretario del Consiglio Enrico Micheli che ottennero, nell’ambito della legge 29 dic. n. 400, dal Ministro dei Beni Culturali Giovanna Melandri, un finanziamento di 2,5 miliardi di lire.
I lavori furono avviati ma furono interrotti in quanto i fondi stanziati si rivelarono insufficienti. Da allora la struttura è stata completamente abbandonata e ad oggi è sovrastata da una folta vegetazione. E pensare che l’art. 6 del contratto di acquisto recita testualmente: ‘Il contratto deve senz’altro intendersi risolto nel caso entro il termine di tre anni decorrenti dalla data di approvazione dello stesso, l’immobile compravenduto non sia stato effettivamente adibito a Museo delle Armi’. Ma è possibile che nessuno degli uffici competenti abbia mai verificato quanto disposto dal citato articolo? Non dimentichiamo che i soldi messi in campo sono pubblici, ergo dei cittadini o meglio, per esser chiari, di noi contribuenti. L’Associazione Museo Internazionale delle Armi Leggere (Mialt) si è trovata spesso ad interloquire con politici aventi importanti incarichi parlamentari, politici locali, politicanti e millantatori che al di là delle promesse non hanno portato alcun contributo, di qualsiasi genere, alla nostra causa. Il rammarico è quello che le amministrazioni comunali avvicendatesi negli anni a palazzo Spada non hanno mai richiesto fondi europei, quando addirittura molti rimanevano inutilizzati, e di non avere inserito recentemente il progetto nel Pnrr. Questa indifferenza offende tutti coloro che si sono impegnati e continuano ad impegnarsi per la realizzazione di un progetto che doterebbe la città di un importante museo. Non solo, un tale disinteresse costituisce un atto irriverente nei confronti del Ministero della Difesa che intese accogliere tutte le richieste avanzate dall’Associazione Museo delle Armi, associazione questa che guardò con favore alla convenzione nella quale l’allora Ispettorato Logistico dell’Esercito, il 16 settembre 2004, si impegnava a cedere al Comune di Terni, in via definitiva e senza oneri, le armi ed i materiali di interesse storico museale destinati all’allestimento del nuovo Museo. Questo documento fu oggetto di una solenne cerimonia presso la sala consiliare con tanto di consegna del Thyrus d’oro al generale che comandava l’Ispettorato. Le armi ed i materiali in questione, come già riportato, sono rappresentati da quelli attualmente contenuti presso la raccolta tecnica del Pmal dove sono esposte circa 2.500 armi ed altrettante da esporre, nonché attrezzature ed altro avente particolare interesse storico, come riconosciuto con apposito atto dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Umbria. Alcuni esempi. ll prototipo della mitragliatrice ‘Terni’, interamente progettata e realizzata negli anni ’30 presso la Fabbrica d’Armi dal personale tecnico altamente specializzato. Validissima sotto tutti i punti di vista, non adottata però in servizio per motivi sconosciuti o forse riconducibili ad interessi della politica dell’epoca rivolti all’industria privata. Una pistola priva ogni punzone o altri marchi che, per caratteristiche molto simili a quelle austriache, la fece erroneamente collocare nel settore riservato a quella nazione; un giorno fece visita alla raccolta tecnica un illustre professore nel campo della medicina, cultore della storia e delle armi nonché scrittore di vari libri, il quale sobbalzò guardando quell’arma, poiché si trattava di un esemplare di tre costruiti da una famosa fabbrica italiana e forse l’unica rimasta in circolazione (seguì l’invio della documentazione che ne comprovava l’esatta identità). Per non parlare di tutti i prototipi sperimentali dei quali hanno chiesto notizie studiosi e scrittori di tutto il mondo.
Quando si parla di museo a Terni occorre ricordare che in realtà già esiste, è praticamente fatto, basta solo la volontà di renderlo operativo. Parlare di armi in questo particolare momento storico potrebbe essere un argomento che mal si accetta, ma noi desideriamo attraverso di esse raccontare la nostra storia, l’ingegno umano che ha trasferito a noi i materiali e le tecnologie di cui facciamo attualmente uso. Pietro Nicoli La città di Terni ha avuto un ruolo fondamentale nei due conflitti mondiali con la Regia Fabbrica d’Armi che raggiunse una produzione di 2.500 fucili al giorno con oltre 7.000 unità operative, la Soc. Terni dalla quale uscivano cannoni e corazze per navi, le Officine Bosco, la SIRI, lo Jutificio Centurini che produceva la juta essenziale per gli imballaggi e, in quel periodo, per la fornitura di sacchetti ove veniva messa la sabbia per le trincee. Ed ancora il Lanificio Gruber ed il Poligrafico Alterocca che produsse quasi la totalità delle cartoline militari. Corre l’obbligo ricordare il ruolo primario delle donne, impiegate negli opifici in luogo degli uomini partiti al fronte. La ex Fabbrica d’Armi, ovvero il Pmal, ha raccolto nel corso degli anni un patrimonio culturale e tecnologico senza eguali e l’augurio è che tutto questo non vada perduto ma anzi arricchito, a vantaggio dei cittadini di Terni e non solo, con la speranza di poter vedere la realizzazione del sopracitato Museo delle Armi che costituirebbe un’attrazione turistica di alto livello da mettere a sistema, anche in itinere, con la Cascata delle Marmore, Carsulae, il lago di Piediluco e tante altre bellezze che abbiamo nella nostra città. Una menzione particolare merita anche la festa di San Valentino che, oltre ad onorare il Santo Patrono, rappresenta anche la festa che celebra gli innamorati; in tutti questi anni poco si è fatto per mettere la città al centro di questa ricorrenza ricca di significato, lasciando che il 14 febbraio di ogni anno le televisioni nazionali riportino la notizia facendo riferimento ad altre città italiane, e addirittura perfino alla Cina. Questa lettera aperta è destinata a tutti coloro che hanno a cuore la nostra città, il suo sviluppo, la sua economia coltivando le opportunità di lavoro da offrire ai nostri giovani sempre di più costretti, loro malgrado, ad emigrare. Un particolare appello è infine rivolto ai politici che dopo il 15 maggio saranno chiamati ad amministrare la città di Terni: per quanto riguarda la realizzazione del Museo delle Armi, l’associazione Mialt si mette da subito a disposizione per offrire la propria collaborazione e l’esperienza maturata in decenni di attività, al fine di vedere raggiunto un obiettivo perseguito con puro spirito di servizio, da oltre trenta anni.
Fonte: Umbria On
Articolo di Pietro Nicoli – Presidente associazione Mialt